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— Finalmente sarai contento! — gli ho detto andandogli incontro e stringendogli la mano.
— Contento di che?
— Del tempo. Oggi abbiamo una discreta giornata.
— Discreta? Gua’! tutti i gusti son gusti, e chi si contenta, gode.
— Se non altro, dopo tanto diluvio, oggi abbiamo riveduto uno spiraglio di sole.
— Caro mio, per dir bene del sole, bisogna essere lucertole o fabbricanti di cappelli di paglia.
— Eppure l’altro giorno bestemmiavi come un Turco contro l’ostinazione della pioggia.
— Io? tu sbagli. Per conto mio, sempre meglio l’acqua del sole. Il sole, è la cagione di tutti i nostri malanni: capogiri, riscaldamenti, colpi di sangue al cervello, flussioni d’occhi, diavoli, saette.... Beati i Lapponi, che vedono il sole una volta l’anno, e lo vedono in fotografia!
— Povero sole! tu lo tratti peggio di un lampione a gas, mantenuto spento a spese del Municipio: e sì che ti dovresti ricordare che il sole, come dice il poeta, è il ministro maggior della natura....
— Io ho a noia tutti i ministri, e occorrendo, anche i segretarj generali! Chi dice bene del sole non può essere amico mio. —
In quel mentre passò su per aria una nuvola nera nera, e di lì a poco caddero sul cappello del cavaliere alcuni goccioloni d’acqua.
— Eccoti esaudito! — gli dissi ridendo.