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tizie particolari e riservatissime» e, quando ha sete, beve soltanto alle «sorgenti officiali» e alle fonti buone». Cammina col passo tragico e cadenzato dei tiranni dell’Alfieri: porta il cappello tirato in giù, e il bavero del soprabito tirato in su: saluta cogli occhi: parla pochissimo: non ride mai, un po’ perchè ha l’anima esulcerata dai disinganni, e un po’ perchè soffre di fegato e di cambiali in scadenza.


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Il venditore di giornali o giornalaio.

Arriva ultimo e fa da coda; ma è la coda del leone!

Sopprimete il venditore, e il giornalismo militante non esiste più.

I giornali che non hanno venditori, somigliano tutti alla Gazzetta officiale, la quale nasce in silenzio, si pubblica in silenzio e muore in silenzio.

Abbonarsi alla Gazzetta officiale è lo stesso che fare amicizia con una persona che sia fioca da un anno all’altro. Siamo in due a patire.

Il venditore di giornali ha tutta la coscenza della propria dignità e della propria voce. Non urla per urlare; ma urla per convincere. La sua voce è piena d’intelligenza; è la voce stonata dell’apostolo, che grida alle turbe: «Zucconi! spendete cinque centesimi e illuminatevi!».

Invitatelo, ed esso presta volentieri i suoi «mezzi vocali» ai giornali d’ogni colore: per al-