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chiata a tutti i giornali, fuori che a quello de’ suoi amici (che non legge mai), e finisce col mettersi in tasca il Pasquino e l’Unità Cattolica, i soli giornali — dice lui — dove ci sia un po’ di serietà e un po’ di sugo.

Dopo questo complimento fa l’atto di andarsene; ma, giunto sulla porta, ritorna indietro per chiedere un foglio di carta da lettere, un mazzetto di buste, un cannello di ceralacca, una candela accesa, un francobollo da venti, un sigaro di quelli colla paglia, e che vada bene, una scatola di fiammiferi di cera, un bicchier d’acqua possibilmente collo zucchero; e dopo aver bevuto, ringrazia col dire che non sa davvero intendere come mai un giornale «che si rispetta» non tenga del Vermouth di Torino o del Cognac vecchio per dissetare gli amici.

Un bel giorno comincia a diradare le sue visite e qualche volta non si fa più vedere. Se poi qualcuno gli domanda perchè abbia abbandonato gli amici del giornale, risponde a faccia fresca:

— Era impossibile andare d’accordo. Buonissimi figliuoli, ma troppo gretti d’idee! Figuratevi che in sette mesi di grandissima intimità, non m’hanno nemmeno offerto il rosbiffe dell’amicizia! —


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Vien terzo «l’Amico bene-informato».

È un animale curioso, passato d’occhio a Buffon e a tutti gli altri naturalisti. Si ciba di «no-