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Si nasce poeti, ma non c’è bisogno di nascere giornalisti. Vero è che una volta giornalisti, si muore giornalisti. Semel abbas, semper abbas.
Il giornalismo è la camicia di Nesso: una volta infilata e messa addosso, non c’è verso di levarsela più.
Un novizio che voglia dedicarsi all’arte del giornalista, bisogna prima di tutto che interroghi se stesso, per conoscere se debba arruolarsi tra i fantaccini ministeriali, o piuttosto nei cavalleggeri dell’Opposizione.
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Assioma: per essere giornalista ministeriale non importa fare il panegirico del ministero regnante: basta dir male degli uomini, che probabilmente gli dovrebbero succedere.
I ministri sono bravissime persone; ma, in generale, hanno le medesime debolezze delle prime donne di teatro. Una prima donna di teatro si rassegna facilmente a non essere lodata dall’amico giornalista, a patto, che il giornalista amico qualifichi per cagne tutte le prime donne che dovranno cantare dopo di lei.
Caso poi il neofito volesse entrare nell’Opposizione, allora è un altro paio di maniche.
Tanto per dare un saggio del suo virulento linguaggio, può rifarsi subito dallo scrivere un