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È un motivo vecchio. A furia di sentirlo ripetere tutti i giorni, questo Valerio mi è venuto a noja come la Pira del Trovatore.
— E chi è questo Valerio? — domandò Ginesio.
— Un brav’uomo, — rispose Clarenza — un uomo serio.
— Bello?
— Nè bello nè brutto, — disse la Norina. — La vera stoffa per farne un marito uggioso! Se lo sposassi, si sarebbe due disgraziati.
— Sì, sì! Va’ pur là, che sposerai quell’altro!...
— Ah! dunque c’è un altro? — domandò il signor Ginesio.
— Vi dirò, — rispose la Norina con un po’ di bizza, — la mia signora sorella, non avendo da far nulla, si diverte a raccontare a tutti che io ho posto le mie speranze sul marchesino Marliani.
— È un bel giovine?
— È Marchese! ecco tutta la sua bellezza, — replicò Clarenza, scrollando il capo.
— Ma sapete, Ginesio, che la mia sorella è curiosa! A dar retta a lei, bisognerebbe che tutte le donne sposassero dei negozianti di pelli. —
A queste parole, fra le due sorelle vi fu uno scambio d’occhiate, che parvero tanti baleni.
— Signore, mi dispiace, ma sono costretto a lasciarvi — disse allora Ginesio, prevedendo vicino un po’ di temporale.
— Avete ancora più di mezz’ora di tempo.
— Lo so; ma quando si viaggia colla strada