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Un bel giorno, che era appunto il giorno natalizio della nostra graziosa Regina, mentre me ne andavo bighellonando là là, dove le scarpe mi portavano, entrai senza avvedermene nel piccolo giardinetto della piazza San Marco, e lì vi trovai quattro giovinetti, fra gli otto e i dodici anni, che urlavano, ridevano e si rincorrevano, facendo fra di loro il giuoco della mosca-cieca, nobilissimo giuoco che risale all’età quasi preistorica, in cui i Greci d’Agamennone introdussero il governo costituzionale dentro le mura di Troja.
I quattro giovanetti erano guardati a vista una bella ragazza, e la bella ragazza era guardata a vista da un caporale dei bersaglieri.
Quando fu l’ora di andarsene, la fantesca gridò ai ragazzi:
— Ehi, signorini, si raffreschino un poco. Io non voglio ricondurli a casa così scalmanati! Sono rossi come gamberi. —
E i ragazzi, che non avevano più voglia di fare a mosca-cieca, ubbidirono subito, o vennero tutti e quattro a sedersi sopra una panchina accanto alla mia.
E uno di loro disse:
— Bisognerebbe che ogni giorno fosse il natalizio della Regina; almeno così sarebbe vacanza tutti i giorni!
— Fra poco ci tocca il natalizio del Re — soggiunse un altro, leccandosi i labbri dalla gran consolazione.
— Che bella cosa a esser re! — disse il maggiore dei quattro fratelli.