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liardo e fu laureato in utroque, cioè, in birilli e in carambolo francese.
Nemico dell’ozio, di quel dolce far niente che è una delle grandi piaghe del popolo italiano, si ammogliò giovanissimo, e, nel volgere di pochi anni, la diletta compagna dei suoi giorni e specialmente delle sue notti, gli fece tre maschi, due femmine e mille altre inezie, che non entrano nella cornice di questo quadro biografico.
I suoi concittadini, o ingrati o spensierati, non avevano mai pensato a lui; finchè un bel giorno si sparse la notizia che il signor Cenè Tanti, per aver male amministrato i proprj interessi, aveva finito col dar fondo alla piccola eredità lasciatagli dai suoi proavi.
A questa notizia strepitosa, tutti gli elettori politici del suo collegio si adunarono per urgenza, e con quel tatto elettorale, che non s’insegna e non s’impara.... mai, dissero subito a una voce:
— Ecco il deputato che ci vuole per noi! Ecco l’uomo che, per la sua esperienza, potrà, meglio d’ogni altro, tutelare e difendere i nostri interessi. —
E da quel momento in poi, lo covarono in petto come si covano i buoni candidati.
Venuto il tempo delle ultime elezioni generali, accadde che una sera il mio onorevole amico andò a letto, che stava benissimo: ma la mattina dopo, fosse effetto d’indigestione o altro, fatto sta che si svegliò trasformista.