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— Grazie.
— Si accomodi. Metta pure il suo cappello in capo.
— Mille grazie, non sono avvezzo.
— Come sta la sua signora?
— L’avverto che sono scapolo.
— Non importa. E i suoi bambini stanno bene?
— Non ne ho dei bambini.
— Non importa: ne potrebbe avere: è così bello, così giovine, così vegeto: posso offrirle qualche cosa?
— Mille grazie.
— Un bicchier d’acqua.... senza zucchero?
— Non ho sete.
— Vuoi farmi il regalo di venire oggi a mangiare una zuppa da me?
— Accetterò, per non passare da scortese.
— Per l’appunto oggi ho di già pranzato. Ma, sarà per un’altra volta. Me lo promette, non è vero?
— Glielo prometto.
— Mi dia la sua parola.
— Eccole la mia parola.
— E ora vorrebbe dirmi in che cosa posso servirla?
— Mi sbrigo in due parole. Io son tornato da lei per ottenere, ai termini di giustizia, una diminuzione di tassa....
— Volentieri, volentierissimo, con tutto il piacere, con tutta l’anima.... se potessi ma disgraziatamente non posso: proprio non posso.