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nessuno ne sappia mai nulla: nemmeno il Questore.
Appena entrato in uno di questi Caffè, vedete, per esempio, capitare un omettino sulla cinquantina.
È Pistagna il vostro venditore di giornali, che esce da cena.
Pistagna ha le gote vermiglio, l’occhio lustro, e quel passo incerto e vacillante della persona.... insomma, è un uomo che, avendo bevuto un dito di più, comincia a credere con Galileo che la terra si muove davvero.
Appena vi ha finito di sbirciare, s’avvia subito verso di voi e facendo l’atto di volersi sedere al vostro tavolino, domanda tutto complimentoso:
— Che si contenta?
— Padronissimo: posso offrirti qualche cosa?
— Troppo garbato.
— Una limonata? una gassosa?
— Acqua, mai! Dopo la piena del ’44, coll’acqua non ci ho voluto più scherzi. Dice bene il poeta: l’acqua è un elemento infido. Piuttosto, per fare onore alle sue grazie, piglierò un poncino turco. E con questo, se Dio vuole, sarà l’ottavo turco che stasera mi metto sull’anima.
— Otto turchi in una serata! Se i russi facevano come te, a quest’ora la questione d’Oriente sarebbe finita da un pezzo. E la vendita dei giornali, come va? rende sempre bene?
— A vendere i giornali, lo creda a me, gli è un mestiere fallito. Oggi, qui a Firenze, i gior-