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rellando in su e in giù per la piazza dello Spedale, o fumando seduto sugli scalini di San Matteo, il diciannovesimo anno lo passava tutto a incidere colla punta del coltello il proprio nome e cognome nelle colonne del loggiato di Santa Maria Nuova: finalmente il ventesim’anno si risolveva, qualche volta, a chiedere la matricola di Medicina o di Chirurgia: e allora guai a chi gli capitava sotto le mani: chi ne toccava, eran sue!
Morale della favola: i fiorentini studiavano a modo loro e quando si sentivano in vena di studiare; ma non potevano mai figurarsi che il governo avesse il diritto di farli studiare per forza. Prova ne sia, che appena intesero baluginare che il Ministro Coppino meditava una legge sull’Istruzione obbligatoria, si adunarono subito per urgenza, e in cinque minuti di buon umore scrissero la seguente lettera, che si conserva ancora nell’archivio segreto della Società degli ultimi Fiorentini.
- Signor Michele
Appena letto sui giornali che l’E. V. aveva fissato il chiodo a voler presentare alla Camera una legge sull’Istruzione obbligatoria, il nostro primo pensiero fu quello di correre a Roma, per