Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 185 — |
Città o Casa?
Firenze, avanti la sua decadenza, poteva chiamarsi una casa grandissima, nella quale tutti gl’inquilini si conoscevano o di vista o di saluto o di nome. Tant’è vero che, ogni volta che in teatro o alla passeggiata mancava qualcuno dei soliti frequentatori, i curiosi, ammiccandosi fra di loro, si domandavano per esempio:
— Che cos’è stato di Gigi, che non si vede?
— Uhm! o sarà infreddato o sarà fuggito per debiti.
— E la contessa Gemmì? com’è che stasera il suo palco è vuoto?
— È rimasta a casa.
— Chi te l’ha detto?
— Me lo figuro: vedo che ha mandato al teatro il marito!
— E Gustavo?... manca all’appello anche lui.
— Sarà alla novena col suo futuro capo uffizio.
— Da quando in qua s’è dato al buon cristiano?
— Dal giorno che ha chiesto il posto di segretario agli Affari Esteri.
— Che è forte nelle lingue straniere?
— Fortissimo. Parla il dialetto pisano meglio d’un inglese. —
In una città come Firenze, dove tutti gli abitanti erano fra di loro o parenti, o amici, o ne-