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La madre impietosita, fa un gusto supplichevole per ottenere una diminuzione di pena.
Ma il padre inflessibile soggiunge:
— Non c’è pietà che tenga! Queste birbe hanno preso la brutta piega della politica, e se non ci si mette riparo a tempo, c’è da trovarseli da grandi, tutti e quattro deputati o per lo meno giornalisti!
— Gesummio non ci mancherebb’altro! — grida la serva spaventata da queste parole che non capisce!
V.
Siamo in una scuola Comunale.
Gigino. — Signor maestro! che lo fa smettere?
Maestro. — Chi?
Gigino. — Adolfo!
Maestro. — Che cosa ti fa quella birba di Adolfo?
Gigino. — Mi mette sempre dei soprannomi. Oggi gli è tutto il giorno che mi chiama Sella!
Maestro. — O perchè ti chiama Sella?
Gigino. — Perchè ho le scarpe colle bullette grosse.
Maestro. — Via, via! Sella non è un soprannome.
Gigino (arrabbiandosi). — Io mi chiamo Gigino e non mi chiamo Sella, e quando rispetto gli altri, voglio essere rispettato anch’io.
Maestro. — Hai ragione. E lei, signor Adolfo, badi piuttosto a sè e non dia noia ai compagni.
Adolfo. — Basta che non diano noia a me.