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parte che prende alle gioie della famiglia, si sfoga a mordere le pantofole ricamate del suo caro padrone.

Un altro giorno Beppino invita i suoi tre fratelli a fare qualche giuoco.

— Si fa il giuoco del Tribunale coi giurati?

— Sì, sì, bene! bravo! gridano tutti in coro.

Beppino. — Io farò da Presidente del Tribunale, e tu, Mangiamosche, farai da giurato.

Mangiamosche. — Io da giurato? neanche per sogno. Piuttosto faccio da imputato.

Beppino. — Allora il giurato lo farà Fifi.

Fifi. — Fossi grullo! Piuttosto faccio da Carabiniere.

Beppino. — Ebbene, il giurato lo farai te, Posapiano.

Posapiano. — Poveri merli! Piuttosto faccio da quel coso nero che vien fuori per dire «la Corte!».

Beppino. — Se tutti rispondete così, allora gli è inutile fare il gioco dei giurati. Facciamo qualche altra cosa.

Mangiamosche. — Si fa piuttosto il «Banchetto elettorale?»

Fifi. — Sì, sì; il Banchetto elettorale. Voialtri farete da elettori e io da deputato.

Beppino. — Allora vieni qui che ti accomodo.

Detto fatto, Beppino, tirate fuori due striscioline di carta inargentata, gliele attacca con un po’ di gomma sotto gli occhi.

Fifi. — Icchè tu mi fai?

Beppino. — T’ho attaccato le lacrime della gratitudine....