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— Figurati se ci verrei! Ma ho un dolor di capo da ammattire.
— Allora non ci vado neppur io.
— Perchè?
— Oh bella perchè voglio tenerti compagnia.
— Bada, ti annojerai!
— E poi ho un certo presentimento....
— Quale?
— Mi son messa in testa che Vittorio da un momento all’altro debba tornare.
— Ma se ti dico che è partito colla strada ferrata.
— O non potrebbe aver fatto tardi al treno? I casi son tanti! —
In questo mentre si sentì nella stanza accanto la voce di Demetrio, che gridava con accento di vera allegrezza:
— Come! la signora Emilia è qui? Ma brava signora Emilia; come sta?
— Benissimo, mio eccellente amico. Io vi credevo al teatro....
— Pur troppo! Ma per la solita indisposizione del solito tenore, il teatro è chiuso. Se foste arrivata un’ora prima, avreste trovato qui anche il vostro Vittorio. Peccato! siete arrivata tardi!
— Eppure ho sempre la speranza di essere arrivata a tempo! — ribattè l’Emilia, guardando Laura e facendo una di quelle risatine pungenti, che graffiano la pelle come la zampa vellutata e traditora del gatto.
— Io non voglio togliervi la speranza, — disse Demetrio; ma Vittorio a quest’ora è a casa dello zio.