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— Davvero?

— Di nulla (Io, caro mio, non son l’Emilia). —

Quella sera stessa Vittorio dormì nella camera verde. La camera verde restava accanto a quella di Laura: e Laura tossì di una tossettina nervosa tutta la notte.


*


Tre giorni dopo, la simpatica moglie del buon Demetrio, alzatasi da tavola, si chiuse nel suo salottino da lavoro e mise il segreto di dentro.

E cominciò a dire tutta impensierita:

— No, no! qui non c’è tempo da perdere!... Se aspetto qualche altro giorno, non avrò più forza per resistergli. L’infame!... avrebbe anche il coraggio di tradire l’ospitalità dell’amico! Ma io non sono l’Emilia! No, se Dio vuole, non sono l’Emilia, e posso vantarmene a fronte alta. E questa lettera? Quell’imprudente me l’ha fatta sdrucciolare in mano, stamattina, quando è venuto a darmi il buon giorno. Ma ancora non l’ho letta e nemmeno la leggerò! Bruciamola subito e non se ne parli più. —

Detto fatto, Laura si alzò, e, acceso un fiammifero di cera, fu lì lì per dar fuoco alla lettera.

Ma poi si trattenne e disse tra sè:

— Non vorrei che della carta bruciata facesse nascere dei sospetti. Demetrio, alle volte, è così ombroso! Invece di bruciarla, strappiamola. Così! —