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M. Scusate, e come c’entra Padova col nostro protagonista?
P. C’entra benissimo: domandatelo ai padovani di quell’epoca.
M. Io mi fido di voi. Vi conosco per un galantuomo e sarete incapace di mettermi in mezzo.
P. State sicuro Maestro: eccovi la mano.
M. Proseguiamo: quanti personaggi sarebbero sulla scena?
P. Sette.
M. Sono troppi; lasciamone fuori qualcuno.
P. Non si può, mio caro, ne soffrirebbe lo sviluppo dell’azione.
M. Non si può, dunque dal primo all’ultimo sono tutti necessarj?
P. Necessarissimi.
M. Leviamo allora Ezzelino.
P. Come?... (spalancando gli occhi).
M. Sì, fate a modo mio: leviamo Ezzelino, è un nome poco musicabile sentite (canta al pianoforte per dieci volte consecutive «Ezzelino»).
P. A me sembra che non faccia male....
M. Anzi malissimo. Credete a me, questo nome è assolutamente impossibile a mettersi in musica.
P. Provate, ancora....
M. Ma no, mio caro; non siate così ostinato. Leviamolo!...
P. Ma se levate Ezzelino, allora chi ci resta?
M. Ci resta il Tiranno di Padova, e gli altri cinque.
P. Ma il Tiranno di Padova ed Ezzelino sono la medesima cosa.