Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 117 — |
Ma l’amico più crudele di tutti è quello che aspetta l’autore fischiato all’uscio del teatro, e presolo a braccetto, si diverte a tormentarlo e a fargli male apposta, proprio come i ragazzi quando godono a strappare le penne agli uccellini vivi.
Difatti l’amico comincia a dirgli:
— Perchè ti scoraggisci così? Non ti vergogni? il pubblico ti ha fischiato; ma la tua commedia, per me, rimane sempre una gran bella commedia.
— Lo dici sul serio? — domanda il povero autore, ripigliando un pò di fiato.
— Per conto mio, lo dico francamente, è un capolavoro: c’è condotta, c’è intreccio, c’è azione, movimento, interesse....
— Mi pareva anche a me! — grida l’autore rincorato; eppure il pubblico!... Ma già il pubblico è una bestiaccia che soffre di simpatie e di antipatie. Ti ringrazio, amico, delle tue parole: tu mi confermi nell’idea che io sono stato fischiato ingiustamente, e che la mia commedia è buona.
— Adagio con quel buona; — soggiunge subito l’amico, dispiacente che il povero autore cominci a consolarsi del fiasco, — adagio con quel buona; diciamo discreta, e forse diremo bene. Ma una volta che il pubblico l’ha fischiata, ci vuol pazienza! Noi ci possiamo ingannare, ma il pubblico, caro mio, quando fischia, non s’inganna mai!
— Come? e non hai convenuto tu stesso che nella commedia c’erano delle buone cose?