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segni ai ragazzi a cantare il Magnificat o le Litanie de’ santi.
Gli artisti non sanno una parola della parte. Ripetono quel che dice il suggeritore, e dove non intendono, suppliscono lì per lì con parole e frasi che derivano evidentemente dal vernacolo familiare dei Gorilla e dei Chimpanzè.
Finita la prova generale, il povero autore, con un viso che pare un Lazzaro andato a male, dice sospirando al capocomico:
— No, no: così non può andare!... È impossibile! C’è da fare un tuffo spaventoso!
— Ma che tuffo? — ripiglia il capocomico impermalito. — Gli artisti, caro mio, non bisogna vederli alla prova generale: donna nè tela, non la guardare al lume di candela, lo dice anche il proverbio. Gli artisti bisogna vederli quando son là, sui lumi della ribalta: è là che creano la loro parte: è là! è là! è là! e stasera ci riparleremo.
— Non s’arrabbi, per carità.... ma via, siamo giusti; quella di voler mandare in iscena una commedia nuova di cinque atti con due prove soltanto.... mi pare, con rispetto parlando, una mezza imprudenza.
— Capisco, caro mio, quel che lei vuol dire! oh! lo capisco per aria! Lei è di quelli che portano in palma di mano quegl'istrioni di artisti francesi, perchè ha sentito dire che un lavoro nuovo lo provano almeno venti o trenta volte. Ma c’è una bella differenza fra l’artista italiano e l’artista francese. L’artista francese, per sua regola e norma, se vuol essere qualche cosa, ha