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Chiuso l’incidente, come dicono alla Camera, la prova ricomincia, ossia ricomincia il solito mugolìo.


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Si arriva alla 3a scena del 2o atto. È una scelta di grande impegno fra il padre nobile (che è il capocomico) e la prima donna.

— Ecco il punto culminante della commedia! — dice il capocomico all'autore. — A questa scena garantisco quattro chiamate al proscenio.... ha fiducia in me?

— Si figuri! — Dunque quando dico garantisco, lei può dormire tranquillo fra due guanciali. Dacchè passeggio queste tavole, non ne ho mai sbagliata una! Mai! Quando io dico a un autore «Qui lei vien fuori» son quattrini gigliati: quando dico invece «Questa è una cuffia» può star sicuro che suona a morto. Non ho mai sbagliato! Capisce lei? tutt'effetto della gran pratica; io non ho bisogno di ragionare: gli effetti teatrali li conosco al tasto. Mi fanno ridere questi buffoni di giornalisti quando s'impancano a voler dare dei giudizi sulle commedie nuove! Almeno sapessero scrivere! conoscessero almeno l’ortografia! —

In questo momento capita sul palcoscenico un giornalista pur che sia. Il capocomico tronca il discorso a mezzo, e andandogli incontro e stringendogli la mano grida in tuono di baritono: