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dovizioso e potente di specialissime attitudini e abilità e di cui partecipano in diversa sorte e misura parecchie nazioni che in lui si uniscono e s’imparentano. Io poi non m’astengo dall’affermare che i più congiunti ed intrinsecati col Genio boreale sono gl’inglesi, e col meridionale noi italiani che dalle razze latine e greche senza mezzo deriviamo. Però dall’essere noi stati quasi rimossi (or fa qualche secolo) dalla gran scena del mondo s’è originata la visibile declinazione del Genio latino a rimpetto del Bretone e del Sassone.

[Risorgimento del Genio meridionale e sue opere.] Ma i tempi (s’io non piglio errore) rimenano la necessità del far prevalere di nuovo il Genio meridionale per più rispetti; e segnatamente per ricondurre la scienza civile ai sommi principj, distrarre i popoli dal culto soverchio della materiale prosperità, legarli e immedesimarli con lo stato e il comune senza offesa della libertà, ricostruire nei cuori l’autorità e la razionabile religione di Cristo e altrettali intenzioni e prove laboriose e magnifiche. Alle quali tutte ricercasi (per mio giudicio) quel greco e latino sentire che il bello e il buono chiamò con un sol vocabolo, e fece smaniosi di gloria e dell’arti geniali perfino i bottegai di Firenze e i mercatanti e i banchieri di Venezia e di Genova, e ignorò sempre la feudale disgregazione e visse la vita comune dei municipj e delle repubbliche, e alla religione infine dette forma, riti, ordinamento, disciplina e unità.

§ XVIII. [È magnanima impresa rialzare il senno civile degl’Italiani.] O dunque magnanima impresa, santo e pietoso ardire, fatica illustre e benemerita veramente di tutta l’umana prosapie, rialzare da terra il Genio d’Italia e soccorrere e provedere all’innato suo desiderio della sapienza civile la quale è insieme il fior più lucente e il frutto più saporoso e durabile d’un’alta e comprensiva filosofia!

[Non è orgoglio eccitare i buoni a volerlo e tentarlo.] Odo rispondere che noi non siamo da tanto e che rivolgesi in vanità e presunzione il nudrirne speranza e mostrarla espressa nelle parole e negli atti. Nè certamente, o colleghi, il cuor nostro si eleva sino a quel termine nè già entriamo in turgidezza siffatta di spirito da stimare le nostre forze capaci di vincere la lunga e ostinatissima guerra che il tempo e la fortuna mossero e rinfrescarono a