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gliando per false interpretazioni ed errori di tardi e poco circospetti eruditi. Anche qui, risalendo alla fonte, alcuni problemi, io credo, si son fatti più semplici e vicini alla loro soluzione.
Se con questa trattazione — colla quale intesi di abbattere i principali ostacoli che pur rimanevano dopo la conquista della ròcca Maianese — son riuscito a persuadere pienamente lo studioso, la Giuntina si dovrà di qui innanzi interrogare come s’interroga un codice, «tenendo presente però ch’essa fu compilata su fonti di varia età e provenienza, cioè di diverso valore.»
E parecchie rime saranno restituite senza esitazione a Dante, e parecchie a Guittone: ma dal Canzoniere di Dante dovran per sempre togliersi due delle tre sestine sulle quali molti rimanevano ancóra incerti. A Dante non appartiene che la superba sestina: Al poco giorno ed al gran cerchio d'ombra, che gli ricorda più duna volta, forse non senza compiacimento, nel mirabile trattato De Vulgari Eloquentia.
Torino, 9 aprile 1912.
S. Debenedetti.