di tutti, è Pasquale Villari (Scritti sulla emigrazione, Bologna, 1909). E anche questa volta propone al guaio il rimedio:
“Ora io mi domando: non potrebbe l’Umanitaria di Milano fare essa quel che fanno queste Società speculatrici, volgendo a vantaggio dei lavoratori ciò che esse hanno intrapreso a vantaggio dei proprietari? Basterebbe che facesse l’esperimento, comprando due tenute, una negli Abruzzi, l’altra nella provincia di Belluno o di Udine, per rivenderle in piccoli lotti agli emigrati, che tornano dall’America, al prezzo normale del loro valore reale, in modo da riprendere tutto il suo capitale, con l’interesse del 3 o del 4%, ripagandosi anche di tutte le spese fatte.
Questa operazione semplicissima eserciterebbe la sua azione sopra una zona assai più vasta dei ristretti confini in cui l’Umanitaria direttamente agirebbe. Impedirebbe l’azione delle Società che speculano a danno dei lavoratori; manterrebbe il prezzo delle terre nei limiti del loro valore reale, senza artificialmente rialzarlo. Renderebbe inoltre, senza nessun proprio aggravio, un beneficio enorme alle condizioni economiche dell’emigrato, compiendo un’opera veramente umanitaria.
È questa la proposta che io oso sottomettere alla direzione della filantropica Società milanese... „.
La società milanese ha accettato la proposta? Lo ignoro, ma mi auguro di sì. Intanto giovi aver terminato questo mio libretto col nome venerato e amato di questo difensore d’ogni causa buona.
Possa egli vincerle sempre!