Narra Donato che il padre di Virgilio, prima fattore poi anche genero d’un tal Magio, accrebbe, il piccolo bene del suocero e con altro e con la coltivazione delle api. Secondo questa Vita, la madre di Virgilio lo avrebbe partorito in campagna, la mattina dopo un sogno augurale. Ella, andando ai campi, sentì le doglie, e allora svoltò dalla sua strada e partorì in subiecta fossa. Che questa fosse un solco, e un solco per il grano, argomento io dal fatto che Virgilio nacque il 15 ottobre. Secondo l’uso del paese, fu nel luogo stesso della nascita piantata una verga di pioppo, che divenne un gran pioppo e si chiamò l’albero di Virgilio e fu considerato sacro; e le donne gravide o uscite di parto vi venivano a fare o sciogliere voti.
Le strane voci del contadino sono tratte da un libretto che Clinio Cottafavi scrisse per gli emigranti del Mantovano. È intitolato Vademecum dell’Emigrante Mantovano, e contiene, oltre molte notizie, le parole e frasi più comuni e necessarie per un emigrante. È un libretto santo che stringe il cuore. Ma via coraggio! L’emigrazione, che pare una fuga, porta poi un grande affluire d’insolita ricchezza nelle campagne italiche, e darà, giova credere, e in tempo non lontano, tutto l’agro nostro in mano a forti, attenti, felici, virgiliani, lavoratori sul suo. Il che si adombra nella conclusione della mia ecloga.
Questo, s’intende, per una faccia del problema, per quelli, cioè, che vanno bensì ma tornano. Quelli che si fermano là dove hanno trovato da far bene... oh! questi altri, se non sono partiti con l’italianità