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NUOVA
ENCICLOPEDIA POPOLARE
A
A. — Prima lettera degli alfabeti di tutte le lingue conosciute, tranne l'etiopico, nel quale occupa il tredicesimo luogo (vedi tav. x). Dei sedici suoni elementari della voce umana quello che è rappresentato da questa lettera è il più semplice e richiede un minore sforzo degli organi a produrlo: perciocchè ad emetterlo basta aprire la bocca e respirare in modo che l'aria spinta fuori per la glottide risuoni sensibilmente nella cavità della bocca e delle nari. Quindi questo suono è notevole per la sua universalità quanto per la sua semplicità. Molti degli animali inferiori hanno la facoltà di produrlo, siccome è facile il convincersene facendo attenzione ai loro gridi peculiari, nella maggior parte dei quali, se non in tutti, si può di leggieri riconoscere. Esso è pur anche, per così dire, la base della vocalizzazione; poichè, chi attentamente vi badi, troverà le altre vocali non essere quasi altra cosa che modificazioni labiali, linguali, dentali o palatine di questo primo, universale ed elementarissimo suono. Non è pertanto senza ragione che il simbolo di esso è (salvo l'eccezione accennata) posto al principio di ogni alfabeto conosciuto. — Alcuni hanno creduto che il suono di questa lettera spiacesse a Cicerone, il quale la chiama insuavissima litera: ma forse non si è compreso bene il senso di questa espressione. Che se egli l'odiava a cagione di quel picciolo sforzo che si richiede per produrne il suono, le altre vocali avrebbero dovuto spiacergli egualmente, siccome quelle che sono semplici modificazioni di questo primario στοιχειον o elemento. Prisciano nota che l'A riceveva presso i Latini dieci modificazioni diverse. Presso noi questa lettera ha un suono solo; epperò possiamo argomentare quanto la moderna maniera di pronunziare il latino sia lontana dall'antica.
Fra gl'idiomi europei l'italiano e lo spagnuolo sono quelli nei quali il suono dell'A è più frequentemente ripetuto; ma di tutte le lingue conosciute quella che ne abbonda più d'ogni altra è senza dubbio la sanscrita, lingua che appartiene alla più remota antichità dell'Oriente. Il suono dell'A vi domina talmente, che una immensa quantità di vocaboli non contiene altra vocale, e che nello scrivere, invece di mettere un segno per indicare la sua presenza allorchè vien dietro una consonante, si suole porne uno per indicare la sua assenza quando non vi si trova. La ripetizione di questo suono dà generalmente molta grazia e dignità al discorso. Citeremo per esempio questa bella formola tratta dai Veda, che secondo il rito braminico il padre debbe pronunziare sul capo del neonato al momento che vede la luce:
Angâd anyât sambavâsi, hridayâd abhidjayase;
Atma vœ putra namasi; sandjéva saradas satam.
Tu sei il frutto di tutto il mio essere: sei nato nel mio cuore;
Sei la mia stess'anima: possa tu vivere cent'anni.
I Greci diedero il nome di Alpha a questa lettera, togliendolo dall’aleph fenicio; poichè è evidente che l'alfabeto fu portato in Grecia se non da Cadmo, certamente dall’Oriente, che nelle lingue semitiche si dice KDM. Il vocabolo aleph significa capo o guida in lingua ebraica, onde è chiaro perchè si desse questo nome alla prima lettera dell'alfabeto. Secondo un modo di esprimersi comune fra gli scrittori ebraici, Gesù Cristo allude alla perfezione del suo carattere con dire «Io sono l’alfa (το Α) e l’omega (το Ω), il primo e l'ultimo, il principio e il fine». Presso di noi si suol dire dall'A alla Z per indicare i due estremi di una cosa, come per esempio «contami dall'A fino alla Zeta» vale a dire «raccontami tutto».
La lettera A era un segno numerale presso gli antichi. Nei numeri greci vale 1 o primo; nei romani valeva 500 prima che si usasse la D, e quando le si poneva sopra una lineetta (Ā) cresceva dieci volte in valore e rappresentava 5000. Nel calendario giuliano è la prima delle sette lettere dominicali: e molto tempo innanzi il Cristianesimo era stata in uso presso i Romani come una delle otto lettere nundinali. I logici impiegano l'A come un simbolo o segno di una pro-
Encicl. pop. — Tom. I. | 1 |