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Per imparare le lingue straniere. — (I metodi Lysle). — Da qualche tempo io leggevo nella piccola posta di un diffusissimo giornale settimanale milanese — La Domenica del Corriere — un ripetuto consiglio che richiamava sempre più la mia attenzione. Ai molti lettori che si rivolgevano alla Redazione per chiedere l’indicazione di un buon metodo per lo studio delle lingue straniere, il suddetto giornale rispondeva instancabilmente col suggerire come ottimo il metodo introdotto dal prof. A. de R. Lysle.

Per ottenere il costante favore di un giornale serio ed autorevole, come la simpatica Domenica, occorreva in vero che i libri del lodato professore dovessero possedere effettivamente qualità preziose di didattica e sovratutto di pratica. Questa doveva essere anzi la qualità eminente del metodo, se esso intendeva rispondere degnamente alle promesse del titolo «Metodo Razionale Accelerato per imparare a leggere, parlare e scrivere qualsiasi lingua nel breve periodo di tre mesi».

In lingua italiana esistono, a dir vero, soltanto i libri pel tedesco, il francese, l’inglese e lo spagnuolo; ma va notato che il prof. Lysle, inglese, ne ha pubblicati altri per le altre lingue, avendo iniziato egli stesso, di persona, la presentazione del metodo, insegnando a Parigi, Londra, Madrid, Nuova York e a Messico. Attualmente egli si trova a Torino, città che egli predilige, e nella quale trova ogni anno una numerosissima scolaresca formata da tutti i ceti della cittadinanza.

Stimolato da questa speciale circostanza — di poter cioè seguire il metodo sotto la direzione personale del valente professore — io risolsi di sperimentare la reale bontà dello speciale insegnamento, scegliendo quella fra le lingue straniere che presenta per gli italiani le maggiori difficoltà: la tedesca.

Ora è passato un tempo sufficiente a darmi ragion di discorrerne, senza che qualcuno mi possa accusare di prevenzione o di poca conoscenza del metodo suddetto. Io non esito affermare ch’esso è eccellente e, consigliandolo a quei lettori che speciali circostanze spingessero allo studio di qualche lingua straniera, io non dubito di assicurar loro un esito soddisfacentissimo, e in breve periodo di tempo. Nè creda taluno, a questo proposito, che i tre mesi annunciati sulle copertine del libro siano astuzia d’insegnante, che ami invogliare i lettori allo studio del suo metodo. No, il periodo fissato corrisponde realmente alla verità e, attestazioni numerose di allievi riconoscenti dànno certo affidamento che qualsiasi persona, anche mediocremente istruita, purchè si dedichi attivamente ed esclusivamente, per poche ore al giorno, riesce, anche senza il sussidio del maestro, ad apprendere una lingua in tre mesi. E molti di coloro, che urgenza di occupazioni o necessità di commerci chiamava all’estero, hanno potuto in quel breve tempo mettersi al corrente della lingua straniera, tanto da poterla parlare e scrivere più che discretamente.

Or quale è il secreto di questo metodo che, meritatamente trova gran favore fra il pubblico italiano e quello delle altre nazioni, sì da aver raggiunto in breve tempo numerose edizioni?

Lo spiega assai bene l’autore medesimo nella sua prefazione del 1894. Avvertito che uno dei maggior ostacoli, che si frappongono allo studio attraente delle lingue, è la necessità scolastica della grammatica, — necessità lunga e noiosa che dissuade specialmente chi d’una lingua vorrebbe sperimentar subito l’efficacia pratica — egli fa acutamente notare l’errore diffusissimo che «sia impossibile parlare o scrivere senza saperne prima a memoria tutte le regole grammaticali».

Una prova a questo proposito vien subito alla mente. Quale dei nostri licenziati liceali sarebbe capace, dopo lo studio quinquennale della lingua greca, di esprimersi, anche nelle frasi più semplici, col classico idioma di Omero? E l’esempio si potrebbe anche portar più in alto, facendolo risalire ai laureati in lettere. Che, se taluno volesse obiettarmi la caratteristica di lingua morta per il greco e pel latino, io gli ricorderei ancora la prova disgraziata che dànno gli