Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
41 |
Così — ma con maggior forza di generoso desiderio, che reale corrispondenza di cose - lo scultore Carlo Fontana ha scritto sul bozzetto del monumento da inalzarsi a Shelley, in San Terenzo; di là, donde il Cuor dei Cuori partì per quella favolosa «isola delle belle, isola degli eroi, isola dei poeti» ove, - solo tra i moderni! - parve al Carducci fosse degno entrare questi che egli chiamò «spirito di Titano, entro virginee forme».
Delle opere di Percy Bysshe Shelley, in una rivista come «Novissima» destinata naturalmente ad andare per le mani della parte più eletta e più colta della patria, sarebbe non ozioso, ma certo difficile il dire degnamente, dato i termini di spazio assegnatici. Le opere di Shelley fanno parte della grande poesia mondiale; cantano tutto ciò che è primigenio, continuo ed immortale nell’anima umana, dalla ribellione contro tutto quello che è forza bruta e prepotente, superstizione e religione, frode e bassezza, dalla più alta e trascendentale filosofia, sino al sorriso di due labbra di rosea fanciulla, sino all’umile pianticella che cresce povera ed ignorata tra il lussuoso splendore dei suoi ridenti fratelli di aiuola.
Allorquando Orazio diceva di sè stesso che la sua fama sarebbe durata sino a che la tacita vergine avrebbe salito col sacerdote il Campidoglio, non pensava certo che questa sua orgogliosa auto-apoteosi sarebbe stata superata da millenni di gloria: - così quando fu detto che la poesia di Shelley durerà sino a tanto che si parlerà la lingua inglese, non si pensò che potrà forse venire un giorno in cui la lingua inglese suonerà così diversa dalla odierna come ora l’italica dalla latina, ma che anche allora la poesia di Shelley sarà cercata, studiata, interpretata, ammirata come oggi, perchè essa fa parte di ciò che solo v’ha di immortalmente bello nella vita: il sentimento umano. Ed a me torna ora qui in mente — per affinità di pensiero non del tutto casuale — quello che Giovanni Pascoli dice della poesia: «In verità la poesia è tal meraviglia che se voi fate una vera poesia, ella sarà della stessa qualità che una vera poesia di quattromila anni sono».
Shelley fu a lungo misconosciuto. — Come il poema di Lucrezio paurosamente bandito dalle scuole e dalle biblioteche del prete, pauroso di discussione, indagine e verità, così Shelley fu a lungo perseguitato da tale una satanica fama di immoralità di vita e di opere che la società, dopo averlo messo al bando, aveva quasi finito con l’obliarlo. Ora il suo tempo è venuto. Ed è bene - adesso che di lui più si parla e si scrive, ora che la geniale e generosa idea del monumento ha trovato aderenze di entusiasmo, di arte e di mezzi, - che si sappia e si ripeta qualchecosa dei tratti salienti della sua vita e dei particolari a lungo mal noti della sua morte.