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La sola morale religiosa non salva dal fanatismo; la sola morale giuridica non basta a raggiunger lo scopo della convivenza sociale. Occorre dunque un elemento di più che valga a far riconoscere il bene e a far decidere l'uomo in suo favore. Quando Marco Aurelio consiglia di vivere cogli Dei, è come se dicesse di ricercare quello che vi è di divino in ogni cosa del creato e la connessione sua coll'ordine naturale, di intendere la legge di armonia da cui nasce il sentimento del bello.

Tale intima comunione con gli aspetti della natura semplici e schietti nella lor muta eloquenza che non ha mai cambiato d'accento nè di calore, sveglia prima in noi il senso estetico e ne costituisce il più saldo fondamento avviando lo spirito a penetrare il bello morale. Colui che non si commuove allo spettacolo di una rosata alba d'autunno nè si compiace del giuoco delle luci tra cielo e mare non sa trovare il riposo più piacevole per lo spirito affaticato. Forse ne va in traccia, ricercando la commozione febbrile del tavolo verde o la brutale ebrietà dell'assenzio. L'educazione estetica quindi deve mirare a fare intendere prima il bello naturale e a destar grado a grado l'interesse per le varie interpretazioni che ne può dar l'arte.

È una questione elementare d' indirizzo dello spirito; si tratta di avvincere per sempre gli sguardi che si aprono alla vita, alle forme superiori di essa, di attrarre le menti infantili nella cerchia magica che unisce nello stesso incanto la profonda bellezza delle cose vive a quella tutta intima e misteriosa delle cose d'arte.

Si presenta in genere alla mente del fanciullo il precetto morale nella sua nudità semplice e rude di formola imperativa; bisognerebbe invece che la necessità della categorica imposizione derivasse dall'osservazione diretta della vita, da una rappresentazione artistica di essa.

I modelli per queste figurazioni, statua, dipinto, verso o strofe di coro dovrebbero essere scelti nelle pagine in cui sembra che si sia meglio affermato lo spirito di una nazione o il genio eterno dell'umanità.

Risultato naturale di un' educazione siffatta che ricercasse in ogni aspetto della vita l'espressione della bellezza, sarà l'amore all'ordine, al rispetto, al decoro non soltanto nelle forme esteriori ma nel fondo della convivenza civile i cui doveri appariranno nobitati.

Questa morale novissima che dall'estetica trarrebbe uno dei suoi principali fondamenti è poi vecchia quanto il mondo; ma le condizioni della vita moderna la rendon lieta e florida di giovinezza gagliarda. Si delinea in essa un novo aspetto della filosofia epicurea che si sforza di considerare solo la faccia ridente delle cose e per via di volontà allontanare gli aspetti lacrimosi del dolore, o pietosamente li avvolge in un velo di poesia.

Ma l'epicureismo dell'ora nostra non si fonda su i raffinati godimenti di una cerchia aristocratica, nè si contenta della impassibilità goethiana; vuole che ognuno, in qualche misura, e in misura sempre crescente, sia chiamato a intendere la bellezza della vita e a goderne.

La somma squisita e preziosa che i secoli hanno aggiunto al tesoro dell'anima umana può e deve rispecchiarsi in ogni singola anima, e quante ne intristiscono in una accidia peggiore della antica schiavitù dei corpi, perchè non appariscente!

È un epicureismo che, a poco a poco, con sana diffusione popolare, condurrebbe al disgusto per la bettola affumicata e fetida pel tanfo del vino e per la stanza dalla penombra losca, ove sul tavolo, accanto alle carte luride, luccica la lama del coltello.

Guido Menasci