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È incontestabile che non è possibile suscitare una data sensazione nel pubblico d’oggi con gli stessi mezzi con cui la si sarebbe suscitata nel pubblico di cento, di cinquant’anni fa. Inutile la solita citazione dei capolavori e delle opere dei genî per confutare questa verità! Inutile prima di tutto perchè i genî e i capolavori non sarebbero tali se non avessero il privilegio della eccezionalità e se questa eccezionalità non consistesse in una suprema potenza capace di abbattere tutte le barriere che frazionano il mondo e di annullare tutte le date che frazionano i secoli facendo convergere come nell’infinito le linee parallele delle stratificazioni dei tempi e accomunando nella stessa gioia gli uomini più lontani come fa la luce del sole. Ed è inutile poi perchè non è dimostrato e non è dimostrabile che il genio vissuto cento secoli o mezzo secolo prima di noi avrebbe costruite le sue opere proprio come le costruì se invece fosse nato insieme con noi.

Eliminata questa vecchia obiezione, noi possiamo dire che le evoluzioni delle forme artistiche traggono origine più dallo stato d’animo del pubblico — dell’umanità - che dal sentimento dell’artista. Sembra un paradosso, e non è. Si dice: «l’artista di oggi non sente quel che sentiva l’artista di ieri». Premetto che ciò non è esattissimo. Se guardate bene la midolla dell’arte di tutti i tempi — dell’arte della scena specialmente — troverete che sono minime le differenze fra i sentimenti iniziali. Diventano più notevoli le differenze nel lavorio in cui i sentimenti iniziali si trasformano in pensieri, in raziocini, in criterii di vita sociale. Diventano notevolissime nell’esplicazione completa, cioè nella forma, In altri termini, ricostruendo le opere d’arte di tempi diversi e seguendone con l’immaginazione lo sviluppo dal seme al germoglio, dal germoglio al fiore, dal fiore al frutto, si osserva che le differenze si sono accentuate a mano a mano che gli artisti sono passati dall’intimità del loro sentimento all’espressione formale destinata al loro pubblico. Nei pensieri, nei raziocini, nei criteri di vita sociale che già disegnavano le linee principali dell’opera c’è, naturalmente, la riproduzione della società, dell’atmosfera e anche della psicologia di questa o di quell’epoca. Nell’espressione, nell’esplicazione completa, nella forma, nella scelta degli elementi estetici, c’è, come per una esigenza magnetica, qualche cosa che è stata richiesta dallo stato d’animo del pubblico, il quale stato d’animo è poi l’essenza vitale d’una epoca.

Tutto ciò sussiste per ogni arte, è vero; ma per quella del teatro, che ha un contatto immediato col pubblico e verso cui questo pubblico corre con una solennità che amplifica i suoi diritti, le sue tendenze, i suoi istinti, i suoi caratteri di simbolo dell’epoca sua, sussiste in massimo grado.

In che cosa l’estetica della scena di oggi - nelle opere, beninteso, dove la bellezza è la trasmissione perfetta del sentimento importante dell’autore — corrisponde allo stato d’animo del pubblico?

Il «pubblico» non ha più nessuna ingenuità ed è un po’ eccitato e un po’ spossato dall’enorme spettacolo che gli dà quotidianamente il mondo avvolto in una rete di correnti febbrili che incrociandosi spargono di scintille guizzanti come saette la superficie del globo. Inoltre, l’acceleramento della vita odierna ha insinuato in questo pubblico il bisogno d’una maggiore valutazione dell’ora che passa. Il che non significa che egli abbia voglia di limitare le ore di godimento, le ore di emozioni; ma significa bensì ch’egli esige che non un minuto trascorra vuoto. Ed ecco già le indicazioni degli elementi estetici che gli sono necessari. L’indispensabile cura minuziosa di tutti i particolari visibili -scenografia, effetti di luce, abiti, costumi, riproduzioni di tipi - vi dice subito che la «finzione» è dedicata a un pubblico più scettico, più incredulo, più distratto. Ma ciò non riguarda che la superficie, e non basterebbe al pubblico, il quale chiede anche una maggiore esattezza nell’organismo sostanziale di quel che gli si offre. Una coordinazione e una correlazione precisissime fra i moti interiori e quelli esteriori


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