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dal diletto di cui l'oggetto piacente è la fonte, come ammoniscono, in fondo, la teoria estetica kantiana e molte altre teorie che filosoficamente le dissomigliano, e visto che «oggi», al teatro di prosa, il diletto maggiore è prodotto dalla combinazione dei colori smaglianti, delle parole alate, delle immagini luminose, degli atteggiamenti solenni, nulla impedisce di concludere che appunto in questa combinazione consista la bellezza scenica «di oggi».

Ebbene, no. Chi asserisce che questa combinazione produce il diletto maggiore non tiene conto che di episodi passeggeri e di tendenze fugacissime e di piccoli fenomeni effimeri che non si ha il diritto di elevare all'importanza di sintomi caratterizzanti tutta una evoluzione dell'estetica, tutta una fisonomia dell'arte in correlazione di una epoca. E sono così passeggeri, così fugaci, cosi effimeri gli episodi, le tendenze, i fenomeni presi in considerazione da taluni come indici di nuovi orizzonti che, in verità, non c'è neppur bisogno di lasciar trascorrere qualche anno per convincersi del loro errore. Ogni più umile frequentatore del teatro di prosa passando, con l'intervallo di pochi giorni, talvolta di poche ore, da uno spettacolo all'altro, e trovandosi in un breve periodo di tempo al cospetto delle più diverse forme d'arte teatrale, se esamina con serenità le emozioni, il godimento, il diletto provati da lui, è al caso di testimoniare in favore della mia affermazione. I dubbii da accampare intorno al grado d'intelligenza, di cultura, d'intellettualità di questo mio testimone sono da me trascurati per la semplice. ragione che i dubbii di tal genere devono essere esclusi dalle discettazioni e dai discernimenti di ordine generale. Se discutiamo in buona fede, è evidente che noi non contempliamo questo o quell'individuo. Alla testimonianza dell'umile spettatore da me invocata sostituite la testimonianza, cioè la voce di tutta quella zona umana la cui sensibilità, quando non sia pregiudicata da uno speciale ambiente e quando abbia avuto agio di acuirsi al continuo afflato dell'attività artistica, è il vero barometro dell'arte, e la mia affermazione sarà ugualmente confortata e «legittimata». Volendo darsi il lusso tanto, per intonarsi allo spirito critico moderno di ricercare quali sieno, nell'epoca nostra, che può parere un'alba e può parere un tramonto, gli elementi costitutivi dell'estetica della scena, è necessario sfuggire alle prevenzioni ed ai dettami degli esteti e rimontare un po' al significato della parola greca di cui si servi Baumgarten per derivarne la denominazione della scienza del bello. In quel significato originario c'è lo spunto dell'idea semplice alla quale si dovrebbe ricorrere per risolvere tutti i problemi dell'arte e a cui mettono capo tutti i problemi concernenti l'estetica della scena. «Sentire» e «far sentire»: ecco l'idea semplice.

Dunque, per ricercare quali sieno, nell'epoca nostra, gli elementi costitutivi dell'estetica della scena bisogna considerare mediante quali mezzi, «oggi», ciò che l'artista sente nel concepire la sua opera divenga sensazione di quella zona dell'umanità a cui l'arte si rivolge. E se, come credo, non mi si concede di omettere la parola «bellezza», dirò subito che la bellezza è conseguita quando la forza dell'artista - e chiamo forza il complesso delle sue intime facoltà creative, tra cui l'ampiezza del pensiero, la profondità delle vibrazioni psichiche, l'originalità dell'indagine o della concezione trova i mezzi, o, se vi piace meglio, gli elementi estetici, per suscitare nel pubblico una sensazione pari al sentimento da cui l'opera scaturisce.

(A scanso di equivoci, soltanto per una transazione che faccio con la speranza d'intenderci più facilmente do l'umile titolo di pubblico a quella pregevole massa umana sulla cui sensibilità coltivabile, come abbiamo stabilito, noi contiamo).

Sicchè, in sostanza, la scelta dei mezzi - che è poi la determinazione naturale degli elementi estetici trae origine dal sentimento dell'autore, da ciò che l'autore «sente», o dallo stato d'animo del pubblico nel quale quel sentimento si deve ripercuotere generando la sensazione?


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