Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
colore a suo criterio e il legatore ignaro aveva comi il malanno.
Per ottenere che anche in Italia, questa forma esterna del libro acquisti un aspetto più nobile e più artistico, bisognerebbe prima di tutto educare il pubblico, poi procurarsi i materiali adatti e finalmente creare gli operai. Per il buon gusto del pubblico, sarebbe necessario che gli editori lasciassero le brutte rilegature con le quali disonorano i loro libri e avessero il coraggio e l’intelligenza di far meglio. Del resto tornerebbe conto anche a loro perchè le molte dorature, i molti fregi policromi, e tutti i lenocini delle loro brutte rilegature, costano senza dubbio più delle semplici copertine di tela in uso fra i librai e gli editori anglosassoni. Inoltre si potrebbero tenere esposizioni speciali, dove fossero riuniti i migliori esemplari della bibliopegia antica e moderna o per lo meno si dovrebbe esigere una sezione speciale per le rilegature in ogni mostra d’arte decorativa moderna. Se si pensa l’influenza che esercitarono sulle industrie italiane della ceramica, dei mobili, dell’oreficeria, le grandi esposizioni internazionali d’arte applicata, si vedrà facilmente quale utile ne deriverebbe all’arte della rilegatura, se i migliori esemplari delle più note case straniere fossero resi popolari fra noi.
Un altro punto essenziale sarebbe quello di ottenere che i materiali di fabbrica nazionale - cuoi, tele, pergamene o pellami - raggiungano quel grado di perfezione che hanno raggiunto in Inghilterra. Oramai le industrie italiane possono competere con quelle di non importa quale nazione, per quanto riguarda la loro perfezione tecnica. Quello che ancora manca loro è l’aspetto esteriore, quella eleganza e quel senso d’arte che rendono le manifatture inglesi insuperabili e insuperate.
E per ottenere questo risultato entriamo nel terzo punto: quello degli operai adatti a creare questi materiali, prima di tutto, ed in seguito ad adoperarli degnamente. Qui si affaccia la questione delle nostre scuole d’arti e mestieri i cui organismi sono tutti basati sul falso. Da dieci anni io seguo, un po’ da per tutto a traverso l’Italia i saggi annui dei così detti Musei artistici e industriali e da dieci anni mi trovo dinanzi ai soliti invariabili temi: decorazione di una stanza pompeiana, fregio di una basilica bizantina, faldistoro marmoreo del secolo XIV, corona votiva dei Re visigoti, scudo e cimiero di gladiatori e così di seguito. Ma io mi domando chi è oramai che dovrà vivere in una stanza come quella della casa dei Vezii— per esempio - o dovrà ordinarsi una galea gladiatoria o sedersi sopra un seggio episcopale del trecento! Così, i nostri operai, dopo avere speso quattro anni a disegnare e a comporre queste cose inutili, escono dalla scuola con la presunzione di essere molto dotti e in verità sapendo assai poco di teoria e quasi niente di pratica. Allora accade al disgraziato cliente di trovare spesso un artista il quale saprà qualche volta disegnare un’abside bisantina del v secolo o modellare la pettorina di una corazza longobarda, ma che sarà incapace di rilegare un volume!
Diego Angeli
18 |