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glielo facevano stimare quasi una leggerezza, scusabile, sì, certamente, ma a patto che non durasse troppo, ecco.

Da savia donna, provata e sperimentata nel mondo, aveva già, più d’una volta, cercato di richiamare alla giusta misura la figliuola - invano! Troppo fantastica, la sua Giulietta, aveva non solamente il sentimento del proprio dolore, ma anche l’idea di esso. Ed era un gran guaio, questo. Perchè il sentimento, col tempo, si sarebbe per forza e senza dubbio attenuato, mentre l’idea, no, l’idea s’era fissata e le faceva commettere certe stranezze come quella del monumento funerario con la Vita che si marita alla Morte (bel matrimonio!) e quest’altra qua della casa nuziale da tenere intatta per custodirvi il sogno infranto.

Fu molto grata la signora Consalvi al Pogliani di quella visita.

Le finestre erano aperte veramente al sole e la magnifica pineta di Villa Borghese, sorgente oltre l’abbagliamento della luce, che pareva stagnasse su i vasti prati verdi sottostanti, respirava felice nel tenero limpidissimo azzurro del cielo primaverile.

Subito la signorina Consalvi accennò di nascondere il disegno, alzandosi; ma il Pogliani la trattenne con dolce violenza:

— No, perchè? Non vuol lasciarmi vedere?

— È appena cominciato...

— Ma cominciato benissimo! - esclamò il Pogliani, chinandosi a osservare - Ah, benissimo... Lui, è vero? Il Sorini... Già, ora mi pare di ricordarmi bene, guardando il ritratto... Sì, sì... Ma aveva questa barbetta?

— Oh, no, - s’affrettò a rispondere la signorina. - Non l’aveva più, ultimamente.

— Ecco, mi pareva... Sì, lo vidi tante volte, per via... Bel giovine... bel giovine...

— Non so come fare, - riprese la signorina. - Perchè questo ritratto non risponde... non è...

— E sì! - convenne subito il Pogliani: - meglio, lui, molto meglio... più... più animato, ecco... più sveglio...

— Se l’era fatto in America, questo ritratto, - osservò la madre.- Prima che si fidanzasse.

— E non ne ho altri! - sospirò la signorina. - Per ritrarlo com’era ultimamente...

— Ma guarda, Giulia, - riprese allora la madre, con gli occhi fissi sul Pogliani, - tu dicevi per la linea del mento, volendo levar la barba... non ti pare che, qua nel mento, il signor Pogliani...?

Questi arrossì; sorrise; quasi senza volerlo, alzò il mento e lo presentò, come se con due dita, delicatamente, la signorina Consalvi glielo dovesse prendere per metterlo lì, nel ritratto del Sorini.

La signorina alzò gli occhi a guardarglielo, timida e turbata. (Non aveva proprio alcun riguardo per il suo lutto, la madre!).

— E anche i baffi, - aggiunse la signora Consalvi, senza farlo apposta, - li portava così ultimamente il povero Giulio, non ti pare?

— Ma i baffi, - disse, urtata, la signorina, — pei baffi che ci vuole?

Costantino Pogliani se li toccò istintivamente e poi si carezzò il mento, come per accertarsi che gli era rimasto, e confermò:

— Niente, già...

S’accostò quindi al cavalletto e disse:

— Guardi, se mi permette ... vorrei farle vedere, signorina... così, in due tratti, qua... non s’incomodi, per carità! qua in quest’angolo... - poi si cancella... - com’io ricordo il povero Sorini...

Sedette e si mise a schizzare, con l’aiuto del ritratto, la testa del fidanzato, mentre dalle labbra della signorina Consalvi,