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sciagurato accidente, aveva lasciato alla fidanzata tutta intera la cospicua fortuna ereditata dal padre, e che però quel monumento doveva esser fatto senza badare a spese.
Epuisé s’era dichiarato il comm. Seralli delle cure, dei pensieri, delle noie che gli eran piombati addosso per quella sciagura; noie, cure, pensieri aggravati dal caratterino un po’... emporté della signorina Consalvi, la quale, sì, poverina, meritava veramente compatimento; ma pareva, buon Dio, si compiacesse troppo nel rendersi ancor più grave la pena. Oh, uno choc orribile, chi diceva di no? un vero fulmine a ciel sereno! È tanto buono lui, il Sorini, poveretto! Anche un bel giovine, sì. E innamoratissimo | L’avrebbe resa felice senza dubbio, quella figliuola. E forse per questo era morto.
Pareva anche che fosse morto e fosse stato tanto buono per accrescer le noie al comm. Seralli.
Ma figurarsi che la signorina non s’era voluta disfare della casa che egli, il fidanzato, aveva già messa su di tutto punto: un vero nido, un joli réve de luxe et de bien-étre. Ella vi aveva portato tutto il suo bel corredo da sposa, e stava lì, gran parte del giorno, non a piangere, no: a straziarsi fantasticando intorno alla sua vita di sposina così miseramente stroncata... arrachée ...
Difatti il Pogliani non trovò in casa la signorina Consalvi. La cameriera gli diede l’indirizzo della casa nuova, in via di Porta Pinciana. E Costantino Pogliani, andando, si mise a pensare all’angosciosa amarissima voluttà che doveva provare quella povera sposina, già vedova prima che maritata, pascendosi nel sogno - lì quasi attuato - d’una vita che il destino non aveva voluto farle vivere.
Tutti quei mobili nuovi, scelti chi sa con quanta cura amorosa da entrambi gli sposi, e disposti festivamente in quella casa che fra pochi giorni doveva essere abitata, quante promesse chiudevano?
Riponi in uno stipetto un desiderio: aprilo: vi troverai un disinganno. Ma lì, no: tutti quegli oggetti avrebbero custodito con le dolci lusinghe i desiderii e le promesse e le speranze. E come dovevano esser crudeli gli inviti che venivano alla sposina da quelle cose intatte attorno!
— In un giorno come questo! - sospirò Costantino Pogliani.
Si sentiva già nella limpida freschezza dell’aria l’alito della primavera imminente; e il primo tepore del sole inebriava.
Nella casa nuova, con le finestre aperte a quel sole, povera signorina Consalvi, chi sa che sogni e che strazio!
La trovò che disegnava innanzi a un cavalletto il ritratto del fidanzato. Lo ritraeva ingrandito con molta timidezza da una fotografia di piccolo formato, mentre la madre, per ingannare il tempo, leggeva un romanzo francese del comm. Seralli.
Veramente la signorina Consalvi avrebbe voluto star sola, lì, in quel suo nido mancato. La presenza della madre la frastornava. Ma questa, temendo fra sè che la figliuola, nell’esaltazione, si lasciasse andare contro sè stessa a qualche atto disperato, voleva seguirla e star là, gonfiando in silenzio e sforzandosi di frenar gli sbuffi per quell’ostinato capriccio intollerabile.
Rimasta vedova giovanissima e lasciata dal marito con quel l’unica figliuola in non liete condizioni, la signora Consalvi non aveva potuto chiudere la propria vita e porvi il dolore per sentinella, come ora pareva volesse fare la figliuola. Non diceva già che Giulietta non dovesse piangere per quella sua sorte crudele; ma credeva come il suo intimo amico commendator Seralli, credeva che... ecco, sì, ella esagerasse un po’ troppo e che, avvalendosi della ricchezza che il povero morto le aveva lasciata, volesse concedersi il lusso di quel cordoglio smodato. Conoscendo purtroppo le crude e odiose difficoltà dell’esistenza, le forche sotto alle quali ella, ancora addolorata per la morte del marito, era dovuta passare per campar la vita, le pareva molto facile quel cordoglio della figliuola; e le sue gravi esperienze