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ziando l’uno e l’altro, che gli avessero insegnato dov’era, se ne andò in pace. Il Fossi e l’amico in iscambio di tesoro ne cavarono un sonno che durò loro parecchi dì, e molte risate da tutti gli amici e i conoscenti.


LII.


Assalitori côlti sul fatto dai birri.


In tutti i tempi e in tutte le nazioni furono sempre certi animi vôlti al mal fare, anzi scellerati, i quali rompendo tutte le leggi della società, si disposero a volere con la forza i danari e la roba altrui; e quantunque vedessero per prova che la fine di siffatti uomini sono state sempre le forche, la scure, le ruote o altro, mossi dalla voglia di avere, o si scordarono di quanto agli altri era avvenuto, o ricordandosene andarono alle loro inique imprese per disperati, nulla curandosi del dover essere un giorno o sforacchiati dalle archibusate, o dell’avere a mettere il collo in un laccio.

Una brigata di siffatti tristi infesta al presente il territorio di Vicenza, e sono per la maggior parte abitatori di Recoaro, ed hanno già fatto diverse ruberie, tanto che alcuni de’ loro compagni da molto tempo in qua ne furono incarcerati. Accordaronsi nove di costoro di andare a Villaverla a saccheggiare in casa di una certa femmina, la quale, secondo il parer loro, possedeva molto danaro; e fatto quelle disposizioni che voleano, si stavano attendendo un’ora assegnata per andare a far bottino. Stavansi i birri già da gran tempo in agguato per poter cogliere i malfattori, e più volte aveano tentato dì struggerli, ma non aveano ancora potuto abbattersi in essi. Quando uno de’ rubatori, mosso o dall’animo suo proprio o forse dal desiderio di fare altro guadagno senza mettersi a rischio di venire un dì giustiziato, levatosi via da’ compagni suoi, andò incontanente a Vicenza, diede avviso dell’intenzione