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novella xlvi. 77

tutti i lati e nulla trova; ritorna e dice: Nello stanzino io non trovai borse. Il capo infuria e dice villania al giovane, che non sa far nulla o è ladro: il giovane arrossa e gli vengono le lagrime agli occhi. Dice la moglie: Marito mio, quando veniste in casa, voi non siete entrato nello stanzino, ma posaste colà mantello e libri, e vi siete posto a sedere. Il marito si dà le mani nella fronte, prende il mantello, e senza dire altro corre che pare invasato. La moglie non sa perchè, e teme della sua vita. Quegli vola intanto alle ceste e rifrusta. Il bottegajo padrone delle ceste, vedendo a malmenare la roba sua, grida: Ch’è stato, che fate voi? Egli non ascolta, e, per sua ventura, la borsa da lui quivi collocata prima, portata dal peso dei danari in giù, stavasi sotto l’erbe rimpiattata; ond’egli la si prese tra le braccia e cominciò a baciarla, che ne parea innamorato, lasciando il bottegajo attonito, a cui, per quanto ragionasse, mai non diede risposta, e si partì mutolo e in fretta.


XLVI.


Il Nuotatore incauto.


Quando più bolle la stagione le muraglie sono accese intorno, la terra è di sotto infocata, l’aria entra ne’ polmoni come uscita di un cammino, non ho maggior tentazione che di vedere a nuotare fanciulli, i quali senza punto pensare a’ circostanti, nè a’ legami della vita civile, trattasi la camicia, entrano nell’acqua, fanno capitomboli, guizzi, balzi; si tuffano galleggiano, diguazzano braccia e piedi. Ho più volte desiderato di poter fare lo stesso, parendomi pure una bella cosa, mentre che tutti gli altri sbuffano, si rasciugano la fronte, si querelano e sono ansanti, poter essere, come dire, in un altro clima lontano pochi passi dal nostro e cotanto diverso. Ma una notizia che io ho ricevuto pochi giorni sono, mi fece conoscere che sia molto meglio nuotar nel sudore che nell’acqua. Do calzolajo di Vicenza, gio-