giare con minor disagio e forse con sicurezza maggiore.
I buoni uomini, che delle mondane faccende
aveano pochissima cognizione, e stimavano oggimai
lui per padre e duca in ogni cosa, a poco a poco
gli arrecarono quanto aveano in danari, e in lui rimisero
il trovare il banchiere. Egli, mostratosi da
prima alquanto ritroso, ma pure al fine assentendo
alla richiesta, tutto da tutti accettò, facendone la
quittanza, e finalmente provvide ognuno di una lettera
di cambio secondo la facoltà che consegnata gli
avea, e a ciascheduno in disparte assegnò una mattina
ed un’ora medesima alla partenza. Intanto che
andavasi il giorno approssimando, avvenne che vedendo
in mano ad uno di loro una scatola d’argento,
agramente ne lo rimproverò che volesse appresentarsi
innanzi ad un principe con una cosa
cotanto dozzinale, e che pensasse almeno a farla dorare.
Scusavasi il buon uomo, dicendo che il dorarla
potea costargli troppo; ond’egli, notando che avea
in dito un cerchiellino di oro, gli disse: Io credo
che quel cerchiello basterà alla spesa: io conosco un
artefice, e mi dà l’animo di far sì che il cerchiello
sia a sufficienza. Se così è, dice l’amico, eccovi la
scatola ed il cerchiello. Intanto venne la stabilita
mattina, e all’ora assegnata tutti gli allogati, con gli
stivali in gamba, col gabbano e con la canna in
mano, si ritrovarono all’uscio del forestiere, maravigliandosi
grandemente l’uno dell’altro, e chiedendosi
della loro avventura, ma tardi; perchè il forestiere
la sera innanzi con una barchetta a quattro
remi, destra come uno sparviere, avea già lasciato
Vinegia, e insegnato agli amici suoi, ch’egli è meglio
contentarsi del poco in mano, che del molto promesso
dalla speranza.