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novella x. | 17 |
adoperò col beccamorti che sotterrata l’avea, dicendogli il suo sospetto, che di nascosto ottenne il morto corpo in sua casa, dove ripostolo sopra un letto, tanto con fuoco, con cordiali e con altri varj argomenti si affaticò, che a capo di poche ore la donna diede segno di vita. Chi può dire qual fosse la maraviglia di lei nel vedersi in casa novella, e vicina a colui che l’avea da così orribile morte scampata? Quello che poi fosse di loro, a me non istà il raccontarlo: basta che vissero sempre insieme, credendosi la donna disobbligata dal primo marito e rinata per l’ultimo.
X.
Furto fatto ad un Caffettiere.
Sono pochi giorni passati, che andò un uomo alla bottega d’un caffettiere che sta a . . . . e dissegli: Subito quattro caffè alla tal casa, ch’io gli attendo qui fuori; e nominò un casato degno di rispetto. Mentre che il caffè bolliva, colui metteva di quando in quando il capo dentro, e dicea: Fate tosto, per amor del cielo. Quando ogni cosa fu all’ordine, esce il giovane della bottega con una guantiera di metallo e quattro belle chicchere, e un vaso da zucchero di porcellana, e trova l’uomo fuori, il quale gli dice: Il thè dov’è? Risponde il giovane: Io non udii di thè. Oh sordi! grida l’altro; io ardo di fretta e qui si ha ancora ad indugiare. Tosto fa un thè e dà a me qui quello ch’è fatto, ch’io vado avanti. Così detto, prende la guantiera, e dice: Io ti prego, spácciati, e col thè viemmi dietro. I1 giovane rientra, si sbriga, va alla casa, non trova ordine alcuno; chè l’uomo avea ordinato per sè e non per altrui.