nari; e noverando gli anni e i mesi, dimenticatisi
la presente età, parlavano sempre dell’avvenire;
ma come spesso accade che un amor sincero e verace
vien da impensati casi sturbato, così fu questa
volta; imperocchè un giovane di quella condizione
che quivi finanzieri si chiamano, innamoratosi ferventemente
della fanciulla, al padre di lei la richiese
per moglie. Era costui de’ beni di fortuna
ricchissimo; onde non volendo il padre di lei perdere
cotanta ventura, nulla curando l’angoscia de’
due fedelissimi amanti, a quest’ultimo la promise,
e poco di poi la diede in isposa. La giovane, che
onesta e saggia era molto, piangendo amaramente
colà dove da altri non potea essere veduta, e facendo
di fuori buon viso, ne andò alla casa del novello
sposo; ma prima con molti singhiozzi e lagrime
diede licenza al caro amante, e gli vietò che mai
più colà dov’ella era non apparisse. Ma chi potrebbe
dire qual si rimanesse il cuore dell’amorosa donna?
essa priva per sempre di ogni speranza, rivolgendosi
in mente il nuovo legame e la novella vita con chi
non avrebbe voluto, e la lontananza di colui che
amava quanto il cuor suo, oltre il costringere sè
medesima ad usare virtù con la ragione, portandosi
una continua piaga nelle viscere e un solo pensiero
in mente, si fu dalla malinconia soprappresa, che
perdette prima la forza, sicchè appena potea favellare,
indi a poco a poco infermando gravemente,
non potè più per consiglio di medico o virtù di medicina
la perduta sanità ricoverare; anzi di male in
peggio cadendo, svenne, e sì perdette gli spiriti, che
ognuno la tenne per morta e fu alla sepoltura portata.
L’innamorato giovane che in poco migliore
stato di lei si trovava, e di tempo in tempo chiedeva
come potea, notizie della virtuosa femmina,
quando udì il tragico fine di lei, ricordandosi che
qualche volta l’avea veduta profondamente svenire,
ebbe speranza che così fosse, come altre volte veduto
avea. Per la qual cosa con lagrime e con danari
che più delle lagrime ebbero forza, tanto si