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16 novella ix.

nari; e noverando gli anni e i mesi, dimenticatisi la presente età, parlavano sempre dell’avvenire; ma come spesso accade che un amor sincero e verace vien da impensati casi sturbato, così fu questa volta; imperocchè un giovane di quella condizione che quivi finanzieri si chiamano, innamoratosi ferventemente della fanciulla, al padre di lei la richiese per moglie. Era costui de’ beni di fortuna ricchissimo; onde non volendo il padre di lei perdere cotanta ventura, nulla curando l’angoscia de’ due fedelissimi amanti, a quest’ultimo la promise, e poco di poi la diede in isposa. La giovane, che onesta e saggia era molto, piangendo amaramente colà dove da altri non potea essere veduta, e facendo di fuori buon viso, ne andò alla casa del novello sposo; ma prima con molti singhiozzi e lagrime diede licenza al caro amante, e gli vietò che mai più colà dov’ella era non apparisse. Ma chi potrebbe dire qual si rimanesse il cuore dell’amorosa donna? essa priva per sempre di ogni speranza, rivolgendosi in mente il nuovo legame e la novella vita con chi non avrebbe voluto, e la lontananza di colui che amava quanto il cuor suo, oltre il costringere sè medesima ad usare virtù con la ragione, portandosi una continua piaga nelle viscere e un solo pensiero in mente, si fu dalla malinconia soprappresa, che perdette prima la forza, sicchè appena potea favellare, indi a poco a poco infermando gravemente, non potè più per consiglio di medico o virtù di medicina la perduta sanità ricoverare; anzi di male in peggio cadendo, svenne, e sì perdette gli spiriti, che ognuno la tenne per morta e fu alla sepoltura portata. L’innamorato giovane che in poco migliore stato di lei si trovava, e di tempo in tempo chiedeva come potea, notizie della virtuosa femmina, quando udì il tragico fine di lei, ricordandosi che qualche volta l’avea veduta profondamente svenire, ebbe speranza che così fosse, come altre volte veduto avea. Per la qual cosa con lagrime e con danari che più delle lagrime ebbero forza, tanto si