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novella v. | 231 |
intrattenerlo e renderlo di buono umore. Poscia chiedendogli licenza di variare i divertimenti, volle che fossero narrate alcune storie da quelle delle sue femmine che aveano miglior garbo nel narrare, e vedendo Abaza che il principe prendea diletto nell’udire quelle ingegnose novelle, cominciò anch’ella, quando venne la volta sua, a raccontare in tal forma:
Signore, io sono ora per narrare alla Maestà vostra una storia, i cui strani ravvolgimenti fanno del pari orrore alla umanità ed all’amore. Un ricco mercatante di Agra avea un figliuolo ch’egli desiderava di rendere felice; gli scelse sposa che gli parve degna di lui, e la simpatía de’ giovani amanti fece fra poco vedere la buona e giusta elezione fatta dal padre. Tutti e tre si sarebbero goduti di una stabile fortuna, se un visir, uomo malvagio, il quale di altro non si curava che di appagare i desiderj di un padrone per farlo dormire fra le morbidezze, non avesse spiccata a forza la giovane sposa dal padre e dal suo amante per donarla come schiava al Sultano. Il principe di così raro tesoro possessore, se ne innamorò di subito; ma non potò mai tanto fare, che dell’amor suo avesse corrispondenza: la sua schiava, a poco a poco presso di lui resa dal dolore più morta che viva, altro non facea che desiderare quello sposo, a cui era stata rapita, nè rispondea a’ vezzi del suo signore, con altro, che colla più fredda ritrosia. Finalmente cotesto sposo che l’adorava, ritrovò la via di penetrare nella prigione dell’amata donna (imperciocchè non vi ha cosa che non sia possibile ad amore), e si godea del bene del vedere e dell’ascoltare colei, a cui avea egli consacrata la vita; quando il geloso Sultano gli colse tutti e due insieme. Non si può dire quale accesa collera gli entrasse nell’animo, vedendo in tal modo dispregiati il suo potere e l’amore: non volle giustificazioni udire, nè altro considerando in cotesti due sposi, che una schiava infedele ed uno sfacciato che avea il suo serraglio violato, sguainò il pugnale e sagrificò l’uno e l’altro alla sua vendetta. Io confesso