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novella v. | 221 |
passava allora sotto le mura del giardino, e udì una voce che ne lo fece arrestare a forza, e tratto dall’ammirazione di così dolce armonia, immaginò in suo cuore, e disse: Oh guanto dee costei essere bella e atta a prendere altrui il cuore! Volendo questo Generale fare un presente al suo signore, stimò fra sè, che se colei che cantava e suonava, era così bella come gliela rappresentava la sua fantasia, non avrebbe potuto fare al Califfo dono più caro. Volle Hagiage sapere chi fosse il padrone di quel giardino, e principalmente chi quella bella giovane ch’egli avea udita con tanto diletto.
Gli fu detto che non si era punto ingannato a credere lei bella; imperocchè Zeineb era in effetto una maraviglia di natura, e quella in cui avea posto ogni suo pensiero ed ogni affezione un ricco giovane che l’amava, e fra poco l’avrebbe fatta sua sposa, cara non meno al padre di lui, il quale avea fatto grandissima spesa per comperarla e darle una educazione che degna fosse del suo figliuolo.
Gli ostacoli dal Generale preveduti gli dolsero, ma non perciò si sbigottì, nè si tolse via dalla sua impresa. Uscito da ogni speranza di poter avere Zeineb per prezzo, deliberò di rapirla; ma la casa del mercatante era ripiena di un gran numero di schiavi, maschi e femmine; oltre di che non potea usare la
dogli costui detto per cosa certa che un gran capitano, detto Kolaib, era, secondo le sue osservazioni, minacciato di morte fra poco, Hagiage gli rispose: Ecco appunto quel nome che solea darmi la madre mia quando era fanciullo (questo nome significa cagnolino). Se al tempo della vostra puerizia aveste così fatto nome, ripigliò zoticamente lo strologo, siate certo che il fatto dimostrerà esser vera la mia predizione. Da che, rispose Hagiage, certa è la morte mia, e tu se’ così valente a leggere la cose che debbono avvenire, voglio mandarti prima di me nell’altro mondo per potermi valere di te: e comandò nello stesso tempo che l’incauto astrologo fosse fatto morire.