Pagina:Novellette e racconti.djvu/213


novella i. 203

gli rispose: Tu vedi una infelice dalla mala sorte perseguitata: fortuna volle che io fossi tua schiava; io non mi querelo, e tu ritroverai in me tutta quella sommessione e quella fedeltà, di che sono a te debitrice.

Tali erano le bellezze e le attrattive di Ghulnaz, che il padrone di lei ne fu interamente preso, ed attonito rimase. Era costei una schiava, e ne potea disporre a sua volontà; ma egli avea, rispetto all’amore, una delicatezza di sentimento ch’era di molto superiore alla sua condizione. Se la sua felicità fosse stata conseguenza dell’autorità e della forza, gli sarebbe sembrata non intera, ed egli volea averne tutto l’obbligo all’amore. Prese adunque la risoluzione di restituire a Ghulnaz la libertà, e poscia stringersi a lei col vincolo di maritaggio, ma prima di dare esecuzione al partito preso, volle far prova di lei, per vedere s’ella era degna di quella sorte che a lei avea fra sè destinata. La condusse alla casa di sua madre, la quale dimorava in una piccola città discosta da Kachemire una giornata di cammino. Madre mia, le disse, ho certe intenzioni intorno a questa schiava da me ora affidata alla vostra attenzione: ammaestratela nel contegno, ed esaminatela s’ella è, come bella, anche saggia. Indi prese congedo dalla madre e da Ghulnaz, assicurandole che fra poco vi sarebbe ritornato.

La bella schiava in breve tempo si acquistò l’animo di colei che avea posto al mondo il suo padrone: quella sua dolcezza, quella compiacenza in ogni cosa tanto le piacquero, che cominciò fra poco ad amarla come se fosse stata sua figliuola. La buona femmina che facea vita povera e stentata, avea sempre comportato ogni cosa pazientemente; ma dappoichè vivea con Ghulnaz, non si può dire quanto si mortificasse di vederla a parte della sua miseria, e desiderava ricchezze per farle una fortuna più degna della sua virtù.

Dal lato suo l’amabilissima fanciulla, tocca il cuore dalla infelice condizione di colei che le dava mani-