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novella lxxxi. 175

passar oltre a piedi asciutti. Poco mancò che il principe non licenziasse i lavoratori, credendo finalmente che dopo tante fatiche il tesoro fosse già aperto e pronto alle sue mani; con tutto ciò volle che seco passassero tutti, acciocchè si trovassero presti ad ogni occorrenza, se per avventura fosse abbisognato. E la pensò bene, perchè quando fu di là dallo stagno, fatti pochi passi, all’entrare di una folta e grandissima selva, ritrovò intagliate nel tronco di un pino non so quali altre parole che significavano che per giungere veramente al luogo dove il tesoro era riposto, si aveano a tagliare gli alberi della selva ed atterrarla del tutto. Oh! disse il principe, l’opera è più lunga di quello che avrei stimato nel principio, e oggimai tanto ho speso, che poco più mi rimane di che spendere. Ma che si ha a fare? questa fia l’ultima sperienza. Ad ogni modo, se la mi riesce, io ne acquisterò un grandissimo tesoro, che ben dee esser tale, dappoichè la fata Dragontina l’ha qui celato con tanta cura, e mi ristorerò finalmente di tutti i dispendj che ho fatti fino a qui. Vadane ogni cosa, che m’importa? E così detto, accenna quello che si dee fare. Si taglia, si sbarbica, si fa romore che assorda; e appunto eccoti la selva a terra in un giorno, e terminata l’opera a tempo; perchè se la prolungava un altro giorno, non avea più il principe di che pagare gli operai; e la faccenda sarebbe rimasa imperfetta, ed egli forse sarebbe rimaso inabissato dalla maledetta fatagione, e chi sa qual gastigo avrebbe avuto dalla sua prosunzione dell’avere stuzzicata la fata e non compiuto l’opera. Ma per sua buona ventura, quando egli fu fuori della selva, eccoti che gli si presenta un’aperta e larga campagna, nel cui mezzo vide un orribile dragone, il quale al primo apparire del principe rizzò il capo, e gittando fuoco dagli occhi e dalla bocca, come facevano i dragoni a que’ tempi, gli disse: O di tutti gli uomini che vivono, il più baldanzoso e temerario, dove se’ tu ora venuto a morire? Qui è il tesoro della fata Dragontina collocato, ed io sono custode