una colonna o di un albero; e talora fu udito a bestemmiare altamente di notte in una larghissima strada contro alla poca avvertenza di chi avea edificate le case, e lasciato appena spazio da camminarvi nel mezzo; e non avvedendosi punto che il suo andare come i baleni gli facea scorrere le ginocchia per fianco, e dar del petto o di una spalla in una muraglia ora a levante, ora a ponente. Ma sia come si vuole, poche sere sono ch’egli andò a casa sua concio come un Arlotto, tanto che, dalle doghe e da’ cerchi in fuori, egli avea in corpo tutto quello che può avere un barile. La moglie sua, che sa l’umore del compagno, senza punto favellare gli va incontro col lume; egli si arrampica e fa le scale, e giunto alla sua stanza fa riporre la candela sopra un armadio. Era di sopra ad esso armadio appiccato uno specchio, al quale avendo per avventura l’uomo dabbene alzati gli occhi, non ricordandosi più l’effetto degli specchi, gli parve che l’immagine sua propria, rendutagli dal cristallo, fosse un forestiere entratogli in casa per rubare o per altro. Ma come quegli che per natura fugge i pensieri e le brighe, non incominciò così al primo tratto dal furore, anzi facendogli buon viso, gli domandava che chiedesse in casa sua, e s’egli potesse in qualche conto fargli cosa grata. Poscia rizzava gli orecchi per udire la risposta: e quegli mutolo. Rifatto il giuoco da due volte in su, crescendogli sempre più i sospetti, e lasciate da parte le cerimonie, gli prese a dire all’incontro che a quell’ora non andavano gli uomini dabbene per le case altrui non chiamati, e che oggimai deliberasse di uscire di là, perchè egli altrimenti ne l’avrebbe balzato dalla finestra: e quegli saldo. La moglie, vedendolo imbizzarrire, volea pure dargli ad intendere che quella era l’immagine sua veduta nello specchio; ma poco mancò che non le spezzasse il capo. Che specchio o non specchio? diceva egli, che vorrestu darmi ora ad intendere? Io so come siete fatte voi altre donne. E che sì, che costui ci sarà venuto?. . . Quant’è ch’egli è