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154 | novella lxxix. |
che mostravano di essere impazzati per la buona fortuna. E questo avviene perchè le cose di fuori ci signoreggiano sempre, e dentro di noi non è chi comandi; ma ci lasciamo trasportare qua e colà a tutto quello che avviene, come la pula al vento sull’aja. Egli è sempre di giovamento confermare le osservazioni con la storia, perchè venga prestata maggior fede a chi parla. Ma le storie antiche sono state allegate tante volte, che a forza di andar fuor di casa sono venute a noja alle persone; e chi tocca certi particolari moderni, vien accusato di malignità ond’io volendo pur addurre qualche cosa, ed ischifare questi scogli, lascio stare gli esempì vecchi e i nuovi massicci, e mi volgo ad una novelletta, accaduta a due persone di contado, marito e moglie, e fu questa.
Jacopo e la Sandra, non sono ancora passati molti mesi, ch’erano un uomo e una donna di villa come tutti gli altri loro pari. Jacopo, quando egli avea munte non so quali pecore, e fatto due forme di cacio e un sacchettino di ricotta da poter vendere alla città, gli parea di aver tocco il cielo col dito, e stimava venzoldi un tesoro; tanto che ritornando con essi a casa, gli avea stampati nel cervello per tutta la via, e faceva i conti suoi sulle dita; e talora traendoli fuori delle tasche, gli noverava da sè a sè così andando, e poi ne gli riponeva, e pensava ad essi di nuovo. La Sandra a un dipresso facea quel medesimo di certi pochi danaruzzi che andava traendo di alquanti suoi polli e delle uova che le fruttavano non so quali galline; tanto che tra marito e moglie, standosi in una casettina che aveva più presto aspetto di tana che di altro, traevano con que’ guadagni da scodellare una buona minestra ogni dì, e qualche cosetta di vantaggio la festa; e senza punto curarsi di più, viveano in gran contentezza ed amore. Avvenne per caso, che avendo costoro un congiunto, il quale era fattore e avea acquistato in quell’uffizio una buona quantità di quattrini con quella coscienza che potea, questi venne a morte, e non avendo più