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150 novella lxxviii.

non avea pratica di leggere nel cuore delle femmine, come hanno gli uomini periti nel mondo, i quali dividono il cuore di quelle in testo e annotazioni, e nell’uno leggono una cosa, e nelle altre un’altra, prendea tutto per testo, e non sapendo che fosse comento, si struggeva di rabbia; tanto che più volte fece lo ingrognato, e quando l’Antonia gli domandava il perchè, non volea prima rispondere, e poi diceva due o tre parole che non si sapea dove volessero cogliere (benchè dicono i maliziosi che l’Antonia l’intendesse benissimo, ma facea la goffa per non capire), e finalmente, non potendo più sofferire, le diceva ogni cosa tanto chiara, che non potendo più l’Antonia fingere ignoranza, l’entrava in tanta maladetta collera, che gli diceva un carro di villanie; tanto che in fine ella avea ragione. Menicuccio non si partiva da lei se non la vedea pacificata, e le domandava perdono, e conosceva in effetto che avea il torto; ma non sì tosto si era partito da lei, che di nuovo il tarlo della gelosia cominciava a rodergli il cuore, e indispettivasi da sè solo come se la fosse quivi stata presente, e parlava da sè a sè parendogli di parlare a lei. Di che la povera giovane avea la peggior vita del mondo, perch’egli ogni dì si querelava ora ch’ella avesse graziosamente trattato Ciapo, ora Meo, ora un altro; e comechè non fosse vero quanto gli parea di vedere, entrò in tanta frenesia ed in tanto dispetto, che rimproverandola sempre, le fece venir voglia di farsi sgridare a ragione. E adocchiato un certo Maso, ch’era un giovanone tant’alto, senza cervello e scimunito, perché ella intendea di fingere per fare una sua vendetta, e poi piantarlo a un vedere non vedere come un bufolo, e finalmente darsi al suo Menicuccio, la cominciò a ragionare spesso con lui, e a dargli parecchie buone parole, tanto ch’egli non sapea più spiccarsi da lei; e Menicuccio, che ogni cosa vedea, era per iscoppiar di dolore. Di giorno in giorno cresceva il sue dispetto; e non sapendo che farsi, pensò nell’animo suo di fare una memorabile vendetta, e di privar di