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128 novella lxxii.


LXXII.


Il coraggio a proposito può avvilire

i millantatori.


Ci sono alle volte alcuni, i quali postisi con arme in certi cantoni della città la notte, s’avvisano, forse pel soverchio vino che hanno bevuto o per altre cagioni peggiori, di far braverie e di spaurire le genti che passano; e talora giungono a tanto, che, come se avessero a guardare una fortezza, non vogliono che passi di là persona, ma con le bestemmie e col frugare coltella e spade nelle muraglie fanno tornare indietro chi passa. Due così fatti uomini si ritrovarono poche sere fa verso il ponte a San Felice, che mettendo a romore il vicinato, spaventarono più persone; le quali se vollero andare a casa, convenne che vi andassero per altra via. Andavano verso a quel luogo due maschere, e si abbatterono per sorte ad un uomo che, tutto atterrito, era stato scacciato dal suo diritto cammino. Questi vedendo le due maschere, le fece avvertite di quanto era; ma esse, alle quali venne speranza che i due bravi potessero essere quindi partiti, andarono oltre. Non sì tosto si udì lo scalpitare loro nella strada iu cui erano gli armati, che quelli dal fondo incominciarono a menar vampo e furore, e faceano tanto fracasso con le arme per le muraglie, che parea l’abisso. Le maschere, udite le voci e lo strepito che a loro si avvicinava, per non dare in qualche scoglio, invocarono la gagliardia delle ginocchia, e posero le punte de’ piedi dove poco prima aveano poste le calcagna, con un’agilità, che pareano daini; nè si fermarono se non furono buona pezza di là lontano. Stavansi fra la paura e il ridere insieme del loro trotto; quando eccoti venire da un lato un vecchiotto che al lume di una lanterna parve loro di settant’anni, di mezzana statura, con una vestetta assettata al corpo e corta indosso, un berrettino nero in capo, calze