sere divenuto un artefice dell’arte sua, di modo che parlando con un fabbro, gli pare di essere alle mani con un’incudine, e guai s’egli immagina di picchiare col martello: s’egli ha innanzi un marangone, vuoi segare o piallare; e così fa di tutte le arti. Va egli fuori sempre con un servo che lo accompagna per custodir lui e il prossimo dalla sua pazzia; e perchè quasi mai non dorme, ha due servi, i quali per poter meglio sofferire la fatica, si scambiano, ed ora l’uno, or l’altro l’accompagnano dovunque egli va, o stanno seco nelle stanze di sua casa. Ora avvenne che uno di essi servi infermò; ond’egli non vedendolo come solea a sè d’intorno, e chiedendo all’altro la cagione di ciò, l’intese, e udendo a dire ammalato, gli venne in cuore di essere medico, e montato in furia, proruppe in molti rimproveri, chè ancora non era stato chiamato alla cura di lui. Non vi fu modo di ritenerlo, e volle in ogni modo andare a visitarlo, sicchè convenne appagare la voglia di lui e condurnelo alla stanza dell’infermo. Il novello Galeno, accostandosi al letto di lui, cominciò a fargli diverse interrogazioni, sicchè parea medico: gli fe’ mettere fuori delle lenzuola il braccio e volle toccargli il polso, che non l’avrebbe trovato agli edificj da fare carta, e gli disse che avea una gagliarda febbre, ma che con l’ajuto della sua virtù l’avrebbe incontanente guarito: e fattosi arrecare innanzi calamajo e fogli per iscrivere la ricetta, stette alquanto pensoso, quasi speculasse mirabili medicine. Finalmente, nulla scrivendo, disse: Io so quello che si fa in lontananza de’ medici, che gl’infermi non fanno con ordine e misura quello che viene ordinato loro, onde l’uomo ne muore e s’incolpa la poca avvertenza o l’ignoranza del medico. A me non avverrà, già egli così, anzi voglio io medesimo ordinare ed eseguire le mie ordinazioni. Tu non hai di bisogno d’altro, che di un cristerio, e ti do bello e guarito. Così detto, guardandosi intorno e vedendovi molti archibusi che carichi erano, ne brancò uno, e fu vicino a un dito a