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novella lvii. | 99 |
del mantello non fosse stato quivi presente, se ne andarono, senz’altro dire, a’ fatti loro. All’uomo dabbene parve di aver fatto guadagno, e che la Friulana gli fosse costata un prezzo convenevole, partendosi di là fra impaurito e contento.
LVII.
Celia fatta ad un Giovane che spacciavasi per leone, e col fatto si manifestò per coniglio.
Costumano in una bottega da parrucchiere alcuni giovani inclinati a passare il tempo in barzellette e scherzi; e parte giuocando, parte intrattenendosi con facezie a motteggiare, fanno una buona conversazione a sè medesimi e a chi gli sta ad udire. Ogni uomo ha le sue particolari inclinazioni; e siccome in tutti i visi sono due occhi, un naso e una bocca, e tuttavia nessuno è che si somigli; non altrimenti son fatti gli animi e i cervelli, che al primo pajono una cosa stessa, e poi hanno, a pensarvi, una certa diversità che gli rende varj gli uni dagli altri. Uno dunque fra essi giovani, più che ogni altra cosa, ha in capo la bravura, e gli pare di aver perduto quel giorno in cui non racconti di essere stato alle mani con qualche nemico e di aver mozzo a questo un orecchio, e a quell’altro cavato un occhio; ed è tanto infervorato in tali immaginazioni, che gli pare meramente di far macelli, e narra puntualmente tutte le circostanze come se fosse stato a quelle battaglie che si va sognando. Questa cosa diede più volte di che ridere a’ compagni suoi, a’ quali avendo egli la sera detto: Io ho in questo punto spezzato il capo al tale, perchè mi ha detto sì e sì; o, Io ho cacciate due costole in corpo ad un altro due ore fa; e somiglianti rovine di braccia e di membra umane; la mattina si vedevano gli squartati e tagliati in pezzi da lui andar per le strade più sani e freschi che mai, e non aveano segno veruno di essere stati tocchi, non che trinciati, com’egli avea detto. Per