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82 | novelle rusticane |
ciagola, sotto il sole che gli martellava sulla testa nuda, giallo come lo zafferano. Egli non prendeva più nè solfato, nè medicine, nè pigliava le febbri. Cento volte l’avevano raccolto disteso, quasi fosse morto, attraverso la strada; infine la malaria l’aveva lasciato, perché non sapeva che farsene di lui. Dopo che gli aveva mangiato il cervello e la polpa delle gambe, e gli era entrata tutta nella pancia, gonfia come un otre, l’aveva lasciato contento come una pasqua, a cantare al sole meglio di un grillo. Di preferenza lo scimunito soleva stare dinanzi lo stallatico di Valsavoia, perchè ci passava della gente, ed egli correva loro dietro per delle miglia, gridando uuh! uuh! finchè gli buttavano due centesimi. L’oste gli prendeva i centesimi e lo teneva a dormire sotto la tettoia, sullo strame dei cavalli, che quando si tiravano dei calci, Cirino correva a svegliare il padrone gridando uuh! e la mattina li strigliava e li governava.
Più tardi era stato attratto dalla ferrovia che costrussero lì vicino. I vetturali e i