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214 | novelle rusticane |
— Tu devi ancora due tumoli di grano dell’anno scorso.
— Signore, la raccolta fu scarsa!
— È colpa mia se non piovve? Dovevo forse abbeverare i seminati col bicchiere?
— Signore, gli ho dato il sangue mio alla vostra terra!
— Per questo ti pago, birbante! Ti pago a sangue d’uomo! Io mi dissanguo in spese di cultura, e poi se viene la malannata, mi piantate la mezzeria, e ve ne andate colla falce sotto l’ascella!
E dicono pure: «Val più un pezzente di un potente»; chè non si può cavargli la pelle pel suo debito. Per ciò chi non ha nulla deve pagar la terra più cara degli altri, — il padrone ci arrischia di più — e se la raccolta viene magra, il mezzadro è certo di non perder nulla, e andarsene via con la falce sotto l’ascella. Ma l’andarsene in tal modo è anche una brutta cosa, dopo un anno di fatiche, e colla prospettiva dell’inverno lungo senza pane.
È che la malannata caccia ad ognuno il