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pane nero 195

non ne parlava neppure, e se la ragazza gli toccava quel tasto, rispondeva:

— Che premura hai? Poi è inutile mettersi il giogo sul collo, quando possiamo stare insieme come se fossimo maritati.

— No, non è lo stesso. Ora voi state per conto vostro ed io per conto mio; ma quando ci sposeremo, saremo una cosa sola.

— Una bella cosa saremo! Poi non siamo fatti della stessa pasta. Pazienza, se tu avessi un po’ di dote!

— Ah! che cuore nero avete voi! No! Voi non mi avete voluto bene mai!

— Sì, che ve n’ho voluto. E son qui tutto per voi; ma senza parlar di quella cosa.

— No! Non ne mangio di quel pane! lasciatemi stare, e non mi guardate più!

Ora lo sapeva com’erano fatti gli uomini. Tutti bugiardi e traditori. Non voleva sentirne più parlare. Voleva buttarsi nella cisterna piuttosto a capo in giù; voleva farsi Figlia di Maria; voleva prendere il suo buon nome e gettarlo dalla finestra! A che le serviva, senza dote? Voleva rompersi il collo con